mercoledì, maggio 30, 2007

SCIENZA

30 MAGGIO 2007 ore 19:33

CNR: ALLARME CLIMA PER I MONUMENTI. IL SOLE FA MALE AI TEMPLI DI AGRIGENTO
Occhi puntati sul Mediterraneo. Timori per le facciate delle chiese rinascimentali e barocche. L'acqua un fattore di danno. In nord Europa la pioggia toglie 35 micron di superficie all'anno


Chiese, monumenti e palazzi storici a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Quello che fino ad oggi era solo un sospetto, ora è diventata una drammatica certezza. La Commissione europea ha finanziato il progetto Noah's Ark, coordinato dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del Clima-Isac del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, con la collaborazione di numerosi enti di ricerca specializzati. E fra i risultati ci sono numerose previsioni di rischio.

L'erosione dovuta all'azione della pioggia sui marmi aumenta nel nord Europa (Inghilterra settentrionale e penisola scandinava), arrivando a produrre una perdita di materiale all'anno dello spessore di 35 micron. In tutta europa si assisterà a un incremento generale del fenomeno di cristallizzazione di sali, particolarmente dannoso per i materiali porosi, quali ad esempio arenarie e mattoni, che saranno soggetti a maggiori stress meccanici interni con formazione di fratture fino a completa disgregazione.

Inoltre, sempre secondo lo studio, cresce nel nord Europa la corrosione di ferro e bronzo correlata agli inquinanti e alla temperatura media annuale, con massimi in corrispondenza di temperature medie annuali di 10 gradi. La corrosione dello zinco, utilizzato per le coperture dei tetti nei monumenti soprattutto nell'Europa centrale e settentrionale, è prevista in prevalenza nelle aree costiere con elevata deposizione di cloruri.

L'effetto della radiazione solare sui materiali lapidei continuerà ad avere conseguenze rilevanti nel bacino del Mediterraneo, in particolare Sicilia e sud della Spagna e inizierà a produrre effetti anche nell'Europa centrale, coinvolgendo interamente Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Area balcanica. Monumenti classici, quali i templi di Agrigento, e le facciate di chiese rinascimentali e barocche subiranno decoesione e alveolizzazione.

Il progetto Noah's Ark, che sarà presentato il 30 maggio a Roma, ha affrontato questa problematica elaborando i dati e i parametri ambientali che possono influenzare lo scenario futuro del patrimonio monumentale europeo e stimare il danno che questo subirà nei prossimi 100 anni. Il risultato degli studi è un "Atlante di vulnerabilità" con le mappe delle variazioni climatiche che potranno causare danni a materiali lapidei, metalli, legno, nelle aree di probabile rischio evidenziate. Sono state realizzate mappe dell'area europea relative al presente (1961-1990), al vicino futuro (2010-2039) e al lontano futuro (2070-2099) e mappe delle differenze tra le medie per quantificare l'entità delle variazioni.

I parametri presi in esame da Noah's Ark sono: temperatura (variazioni stagionali e annuali, cicli di gelo e disgelo, shock termici), precipitazioni (valore stagionale e annuale, umidità relativa, giorni consecutivi ed eventi estremi di pioggia), vento (valore annuale e stagionale, trasporto e deposizione di spray marino e rosa delle precipitazioni) e inquinamento atmosferico (acidità delle precipitazioni e concentrazione di agenti inquinanti So2 e Hno3).

"Il lavoro ha sottolineato il ruolo predominante dell'acqua come fattore di danno - osserva Cristina Sabbioni dell'Isac-Cnr, responsabile del progetto - nonostante la temperatura sia spesso imputata come la variabile principale dei cambiamenti climatici, se si considerano i beni culturali sembra prevalere il ruolo non solo di eventi estremi come precipitazioni intense, alluvioni e tempeste, ma anche di quelli meno evidenti e più diffusi che provocano danni strutturali nei tetti e negli elementi ornamentali degli edifici (guglie, pinnacoli), penetrando nei materiali fino ad una loro completa decoesione".

"L'acqua, inoltre, - prosegue la dottoressa Sabbioni - è coinvolta nelle variazioni di umidità responsabili della crescita di microrganismi, in particolare su materiali lapidei e legno, e della formazione di sali che degradano le superfici ed accelerano i fenomeni di corrosione. Infine, precipitazioni più intense possono sia aumentare il rischio di alluvioni sia favorire la penetrazione dell'acqua nei materiali e nelle strutture".

Estati sempre più secche potrebbero invece, prosegue la ricercatrice del Cnr, "portare ad un maggiore essiccamento dei suoli che svolgono un ruolo protettivo nei confronti dei reperti archeologici ancora non oggetto di scavo. Inoltre, un aumento dei fenomeni di cristallizzazione dei sali si può verificare nelle strutture murarie producendo decoesione dei materiali e danno estetico superficiale".

Oltre all'Atlante di vulnerabilità il progetto Noah's Ark ha prodotto anche delle "linee guida", con lo scopo di informare chi gestisce il patrimonio culturale sugli effetti prodotti dai cambiamenti climatici e indirizzare le autorità competenti verso opportuni interventi di adattamento, quali sistemi di monitoraggio dei parametri climatici critici.

Negli ultimi anni, spiega il Cnr, la comunità scientifica ha rivolto una attenzione sempre maggiore alle questioni climatiche e meteorologiche, ma non sono stati ancora eseguiti studi approfonditi riguardo l'effetto delle future variazioni del clima sul patrimonio culturale. L'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), costituito dalle Nazioni Unite, aggiunge Sabbioni, "dopo aver richiesto due interventi che sintetizzassero i risultati del nostro progetto non li ha inseriti nei propri report, i quali considerano l'impatto dei cambiamenti climatici sulla salute dell'uomo, sull'agricoltura e sul suolo, ma non sul patrimonio culturale".
REPUBBLICA

NATURA E SCIENZA

30 MAGGIO 2007 ore 19:29

LA VITA NEGLI ABISSI MARINI UN MONDO TUTTO DA SCOPRIRE


UNA giornalista amante delle profondità marine, Claire Nouvian, un'università con la quale lavorare a stretto contatto, l'Università di Chicago, e un sommergibile, il Johnson Sea Link-1, in grado di scendere a migliaia di metri sotto la superficie del mare. Grazie a questa alleanza la "donna degli abissi" si è ripetutamente tuffata alla ricerca della vita più misteriosa e sconosciuta del nostro pianeta: quella che abita le oscurità più profonde degli oceani. "Sebbene le profondità degli oceani costituiscano il più vasto habitat della Terra, gli scienziati conoscono ancora davvero molto poco della vita che vi è là sotto. Solo il 5 per cento dei fondali oceanici infatti, è stato mappato e studiato in ogni suo dettaglio. Ma quasi nessuna di queste aree corrisponde a quelle delle piane abissali, ossia le più profonde degli oceani". (Guarda le immagini).

Lo studio delle profondità marine potrebbe anche portare delle importanti scoperte. Chiarisce la Nouvian: "Purtroppo, al momento, non sappiamo cosa sta avvenendo là sotto. Forse anche a migliaia di metri di profondità l'azione dell'uomo sta avendo conseguenze disastrose per l'ambiente, ma non ne siamo al corrente. Quando succede qualcosa alle barriere coralline le conseguenze sono subito visibili ai nostri occhi, ma ciò che succede là sotto è del tutto sconosciuto. Ecco perché è importante studiarlo più di ogni altra parte del pianeta", ha spiegato la Nouvian.

Gli abissi sono un po' come i grandi ghiacciai dell'Antartide che vengono intaccati dai mutamenti climatici solo quando il fenomeno è ormai molto avanzato. Sapere se vi sono in atto mutamenti ambientali nelle grandi profondità, significa conoscere quale gravità essi hanno raggiunto. Come frutto delle esplorazioni la giornalista-esploratrice ha realizzato un libro (The Deep) dove sono riportate oltre 200 specie di esseri poco conosciuti dalla comunità scientifica, al punto che alcune non si conoscevano nemmeno. E così si scoprono esseri totalmente trasparenti, altri che assomigliano in tutto e per tutto a veri mostri, altri ancora strutturati come palline da ping pong unite da bracci gelatinosi e poi spugne dai colori sgargianti, pesci bioluminiscenti che usano la luce per comunicare o polpi dalle forme apparentemente ridicole.

Sottolinea la giornalista: "In un momento della storia in cui tante conoscenze del sistema solare e dell'Universo vengono alla luce, non dobbiamo dimenticare quante cose dobbiamo ancora conoscere del nostro pianeta. Una sfida che deve essere assolutamente portata avanti".
REPUBBLICA

ULTIMA ORA

30 MAGGIO 2007 ore 16:07

CLIMA: USA PROPONGONO NUOVO ACCORDO
Al G8 entro il 2008, scrive Sueddeutsche Zeitung


Sul clima gli Usa intenderebbero proporre entro la fine del 2008 l'elaborazione di un nuovo accordo relativo ai paesi piu' inquinanti.Proprio il clima e' uno dei dossier piu' controversi nell'agenda del vertice del G8 di Heiligendamm. Stando a quanto riferisce oggi in prima pagina la Sueddeutsche Zeitung, Washington mirerebbe a includere tale proposta nel documento finale del vertice, in corso di elaborazione da parte dei negoziatori dei vari paesi.
ANSA.

ULTIMA ORA

30 MAGGIO 2007 ore 7:19

TORNA LA PIOGGIA AL NORD TRA GIOVEDI E VENERDI?

I modelli da giorni, vedono due passaggii perturbati sull'Italia tra il 31 Maggio e il 5 Giugno, prima la Nord e poi al Centro-Sud
Tutto perchè una perturbazione, ora sulla Francia occidentale tenderà nella giornara di domani (specie nel pomeriggio-sera) a sfonda le Alpi occidentali e a tuffarsi sulla Valpadana occidentale provocando piogge e temporali anche forti sul Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta e Lombardia e poi spostarsi successivamente verso il Triveneto. Anche il Centro vedrà un buona fetta di precipitazioni, mentre il Meridione rimarrà ancora all'asciutto. E' non è finita qui, perchè a partire dal 3 Giugno un nuovo sistema (più debole del precedente) sfilerà nuovamente sull'Italia, da Nord a Sud e così finalmente anche il Meridione potrà nuovamente rivedere la pioggia. In seguito almeno fino al 6, l'Italia sarà sotto il domino dell'instabilità, specie quella pomeridiana (rovesci, temporali etc...), ma più consistenti e fin sulle coste sulle regioni Meridionali.
Poi arriverà il CALDO? Forse, ma non tutti i modelli concordano.
SEGUITE GLI AGGIORNAMENTI...

PREVISIONI

30 MAGGIO 2007 ore 7:09

PREVISIONI PER GIOVEDI 31 MAGGIO: PEGGIORA AL NORD-OVEST, TRENTINO E FRIULI CON ROVESCI E TEMPORALI. VARIABILE O SOLEGGIATO ALTROVE.
Nuova perturbazione in arriva dalla Francia. Durerà poco ma produrrà precipitazioni su buona parte delle nostre regioni Settentrionali.


NORD: Instabile al mattino sul Nord-Ovest con rovesci e temporali anche intensi sulla Liguria, deboli o al più moderati sui rilievi occidentali e Valle d’Aosta. Sulle pianure cieli nuvolosi ma asciutto con qualche schiarita sulla pianura lombarda. Nel pomeriggio ulteriore peggioramento con temporali anche localmente forti sulla Liguria, Astigiano, Alessandrino e Piacentino; moderati sul resto delle Alpi ma clima più asciutto sulle pedemontane piemontesi e alta Lombardia. In serata estensione dei fenomeni su tutte le regioni, con fenomeni a tratti intensi sul Torinese, Vercellese, Astigiano, Alessandrino e Liguria centrale. Precipitazioni più deboli sull’Imperiese.
Sul Nord-Est mattina nuvolosa sul Trentino e Friuli ma basso rischio di pioggia. Sulle restanti regioni cieli da poco a parzialmente nuvolosi. Nel pomeriggio ulteriore peggioramento sul Trentino e Friuli con rovesci e occasionali temporali, in estensione in serata sull’alto Veneto e Venezie. Altrove cieli generalmente nuvolosi ma basso rischio di pioggia a parte qualche isolari piovasco.
Temperature massime comprese tra i 19-24°C. Minime intorno ai 10-14°C. Venti moderati da SW sulla Liguria e Corsica; deboli altrove con rinforzi locali sull’alto Adriatico.
Mari poco mossi.

CENTRO: Mattinata soleggiata su buona parte delle regioni ma con addensamenti sulla Toscana, Umbria e Marche ma senza fenomeni. Nel pomeriggio aumento della nuvolosità sull’alta Toscana e Umbria con isolati piovaschi; altrove clima soleggiato a parte qualche nube transitoria. In serata nuvoloso con deboli piogge sul Carrarese, Massese, nuvoloso e asciutto sull’Umbria e Marche. Sulle restanti regioni cieli sereni o poco nuvolosi.
Temperature massime comprese tra i 20-24°C. Minime intorno ai 10-14°C. Venti moderati da S-SW sulla Sardegna e Tirreno, deboli altrove.
Mari poco mossi.

SUD: Giornata mite e soleggiata su tutte le regioni. Possibili addensamenti sull’Appennino campano, calabrese e Basilicata nelle ore più calde.
Temperature massime comprese tra i 21-24°C, con punte di 25-27°C sul nord della Puglia. Minime intorno ai 13-17°C. Venti deboli o localmente moderati.
Mari poco mossi o mossi.

PREVISIONI

30 MAGGIO 2007 ore 7:07

L'AGRICOLTURA DI MONTAGNA HA BISOGNO DI PIU' ECOLOGIA
La politica agricola 2011 non impedirà la scomparsa delle specie indispensabili alla sopravvivenza di alcuni animali e piante delle Alpi. È quanto emerge da uno studio presentato martedì.


Gli autori della ricerca "Paesaggi e habitat nell'arco alpino" propongono di rivoluzionare il sistema dei pagamenti diretti, legandoli maggiormente alle prestazioni ecologiche.

La perdita di biodiversità nelle spazio alpino è dovuta all'intensificazione dello sfruttamento agricolo nelle zone più favorevoli, al progressivo abbandono delle aree a rendimento marginale e all'avanzamento del bosco.

È quanto scaturisce dal Programma nazionale di ricerca 48 (PNR 48) "Paesaggi e habitat nell'arco alpino" presentato martedì a Berna.

Per conservare la diversità floristica e faunistica del comprensorio alpino gli esperti propongono di trasformare l'attuale sistema di pagamenti diretti.

Politica agricola 2011

Neppure le misure previste nell'ambito del programma Politica agricola 2011 (PA 2011), attualmente in discussione in parlamento, permetteranno un cambiamento di direzione.

Invece di sovvenzionare con un sistema "ad annaffiatoio" prodotti agricoli e prestazioni ecologiche generali, i ricercatori del Fondo nazionale svizzero (FNS) propongono di vincolare gran parte dei pagamenti diretti a prestazioni ecologiche chiaramente definite.

Su questo punto, gli esperti del PNR 48 giungono dunque alla stessa conclusione delle organizzazioni ambientaliste.

I ricercatori chiedono in particolare che le attività non redditizie e non commerciabili, ma volute dalla società, siano indennizzate. Quale esempio il FNS cita la gestione di prati e pascoli secchi, particolarmente ricchi in biodiversità.

Non un museo

Riorganizzare il sistema di sovvenzioni non costerebbe un soldo in più alla Confederazione, afferma il professore Jürg Stöcklin, dell'Università di Basilea. Ad esempio, si potrebbero ridurre i contributi di superficie versati ad ogni contadino. I mezzi finanziari così liberati potrebbero essere destinati a nuove prestazioni volte a favorire la biodiversità.

Gli autori del PNR ricordano che l'obiettivo del mantenimento di un'elevata diversità biologica è sancito nella Costituzione, nelle leggi e in trattati internazionali.

"Non stiamo però parlando di trasformare le Alpi in un museo", puntualizza Markus Fischer, botanico all'Università di Berna interpellato da swissinfo, "ma di un ecosistema dinamico dove l'evoluzione e le interazioni biologiche sono possibili".

Biodiversità, un punto di forza

Le inchieste condotte nell'ambito del PNR mostrano inoltre che popolazione di montagna, turisti e abitanti dell'Altopiano sono d'accordo nel ritenere che un "paesaggio identitario diversificato, ricco in biodiversità, rappresenti un punto di forza".

Secondo gli autori del PNR 48, vincoli più chiari per l'ottenimento dei pagamenti diretti (o più precisamente per gran parte di essi) favorirebbero anche l'autonomia imprenditoriale degli agricoltori.

"A seconda del settore da promuovere si potrebbero definire incentivi fissi oppure appaltare determinate prestazioni fornite alla collettività, ad esempio la cura di una data superficie di prati secchi".

I ricercatori propongono inoltre di distribuire almeno un terzo dei pagamenti diretti attraverso programmi regionali. In tal modo, a loro avviso, si migliorerebbe l'efficienza e si darebbe maggior peso agli aspetti paesaggistici regionali.

In Europa, le Alpi sono un'importantissima riserva di biodiversità, intesa come diversità biologica, ma anche paesaggistica. Centinaia di specie vegetali e molte specie animali rare si incontrano esclusivamente nelle Alpi, ricorda il FNS.

I ricercatori, guidati dai botanici delle università di Basilea e Berna Jürg Söcklin e Markus Fischer, non hanno trovato alternative. Le tre analizzate - PA 2011, abbandono dello sfruttamento agricolo nelle regioni di montagna e la minimizzazione dei presupposti per l'ottenimento dei pagamenti diretti - avrebbero effetti negativi sulla biodiversità.
SWISSINFO
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