domenica, giugno 17, 2007

ULTIMA NOTIZIA

17 GIUGNO 2007 ore 20:52

Piogge e rovesci moderati in atto sul Ticinese, ovest Valtellina, Leccese, est Francia e ovest Svizzera. Piovasci irregolari e a "macchia di leopardo" tra Canavese, Biellese, Vercellese, Novarese, Verbano, Milanese e Comasco

ULTIMA NOTIZIA

17 GIUGNO 2007 ore 17:41

Piovaschi e locali rovesci sono in atto sul Torinese, Verbano, Ossola e Lago Maggiore. Piove sulla Svizzera occidentale e a Lione.

ULTIMA NOTIZIA

17 GIUGNO 2007 ore 17:24

VALANGA SUL MONTE BIANCO: UN MORTO, UN DISPERSO E 2 FERITI

Pesante bilancio per questa domenica al Monte Bianco, dove una valanga ha travolto un gruppo di 7 alpinisti impegnati nell'ascensione al Mont Blanc du Tacul: uno di loro è morto, un altro disperso, due sono rimasti feriti; indenni gli altri alpinisti presenti sulla via.

La valanga ha travolto il gruppo ad un'altitudine di circa 4100 metri. La cordata colpita dal distacco di neve, avvenuto verso le 9 del mattino, era composta da svizzeri, la cordata di alpinisti italiani si è salvata, come ha confermato ad Apcom un portavoce del soccorso alpino francese. Uno dei due feriti versa in gravi condizioni ed è stato trasportato in elicottero verso l'ospedale di Sallanches.
AP-APCOM

IN PRIMO PIANO

17 GIUGNO 2007 ore 15:05

COLDIRETTI: RISCHIO DESERTIFICAZIONE PER UN TERZO DEL TERRITORIO


Oltre un terzo del territorio italiano è a rischio desertificazione. Colpa dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con stravolgimenti stagionali che sono accompagnati sempre più spesso da eventi metereologici estremi. Ad affermarlo è la Coldiretti in occasione della giornata mondiale della desertificazione promossa dalle Nazioni Unite. Per questa ragione, ha sottolineato Coldiretti, è importante mantenere un'agricoltura capace di salvaguardare la fertilità dei suoli.

Nel complesso a rischio è il 36 per cento del territorio italiano, ma la situazione è ancora più allarmante in regioni come Sardegna e Calabria, dove secondo l'ultimo annuario dei dati ambientali dell'Apat, le zone con sensibilità media o alta alla desertificazione arrivano a circa il cinquanta per cento.

I cambiamenti climatici, prosegue Coldiretti, stanno stravolgendo le condizioni di fatto del sistema agricolo. Hanno innanzitutto messo in moto uno spostamaento delle zone tradizionali di coltivazione di colture, come ad esempio è accaduto all'olivo che oramai viene coltivato a ridosso delle Alpi. Gravi anche i fenomeni della riduzione della riserva idrica, l'aumento dell'erosione in zone collinari e l'anticipo di germogliamento per le piante coltivate. A questo vanno aggiunti anche il maggiore rischio di gelate tardive e le alluvioni in pianura. In gioco, secondo i dati di Coldiretti, c'è un patrimonio di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che registra primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine e nelle specialità tradizionali.

Sul tema è interventuo anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che nel messaggio inviato al sottosegretario all'Ambiente, Bruno Dettori, ha detto che "la politica deve fornire risposte urgenti" alla emergenza globale rappresentata della desertificazione. "La desertificazione - scrive Bertinotti - rappresenta una delle conseguenze più inquietanti del fenomeno di surriscaldamento del pianeta, cui ha contribuito in misura crescente un'azione umana irresponsabile, che ha finito per colpire soprattutto le regioni del sud del mondo, accrescendone i già drammatici livelli di precarietà, insicurezza alimentare e povertà ".

In queste condizioni, ha detto Bertinotti, è necessario anche "il contributo determinante delle iniziative della società civile. Solo operando un cambiamento radicale degli stili di vita e maturando la consapevolezza della necessità di un nuovo rapporto tra uomo e natura, sarà possibile realizzare strategie efficaci di sviluppo sostenibile per la salvaguardia dell'ambiente e di tutti i popoli del pianeta".

Su un piano globale, secondo le Nazioni Unite, sono oltre un miliardo le persone minacciate dalla desertificazione con oltre un milione di profughi che ogni anno sono costretti a fuggire dalle terre divenute invivibili. La regione più interessata è l'Africa, con tre quarti delle terre coltivate che subiscono degrado e desertificazione.
A cura di REPUBBLICA

IN PRIMO PIANO

17 GIUGNO 2007 ore 9:14

PUNTE DI 40-41°C LA PROSSIMA SETTIMANA AL SUD

Non è nulla di eccezionale per le regioni Meridionali, anzi, negli anni passati si sono addirittura superati questi valori. Questa ondata di caldo sarà come tutte le altre, anche se sarà, come avrete visto dai vari modelli più intensa e robusta delle solite già avute!.
La fortuna è che sul centro Europa troviamo sempre una "goccia fredda" latitare su quasi tutte le stagioni con clima molto fresco e instabile. Questo IMPEDIRA' all'ondata di caldo di risalire abbastanza e impadronirsi anche del resto l'Europa meridionale e l'Italia Settentrionale. Difatti se andiamo a vedere il parametro precipitazioni osserveremo che le Alpi e buona parte delle pianure a nord del Pò risentiranno per buona parte della prossima settimana (seppur in maniera meno evidente) di condizioni a tratti instabili nelle ore più calde della giornata e in serata. Le temperature non avranno il modo di risalire molto oltre i 30°C, attestandosi intorno ai 31-33°C. Il Centro-Sud invece, che si troverà nell'occhio dell'Anticiclone potrà tranquillamente assaporare temperature ben oltre i 35°C.
Con una temperature di +25 a 850 Hpa sulla Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Puglia e Sardegna al suolo si potrebbero sfiorare addirittura i 40-42°C.

QUANTO DURERA IL CALDO?
Per il Centro-Sud non si uscirà prima del 26 Giugno.
Al Nord possiamo dire che non si entrerà e non si uscirà dall'ondanta di caldo perchè sarà al limite come ho già detto. I 30-33°C li avremo fino a fine mese ma con continui passaggi temporaleschi in grado di rinfrescare tutte le regioni.
SEGUITE GLI AGGIORNAMENTI...

IN PRIMO PIANO

17 GIUGNO 2007 ore 8:55

ALTRA GIORNATA TEMPORALESCA AL NORD. DOVE E QUANDO?

Oggi pomeriggio attesi altri temporali sulle Alpi, Piemonte e Friuli a causa di un fronte in avvicinamento dalla Francia verso le Alpi occidentali. NON riuscirà a perforare interamente sul Nord Italia ma basterà qual poco per provocare rovesci e temporali anche localmente intensi sulle Alpi e pianure a nord del Po; isolati altrove


Le zone più colpite oggi pomeriggio saranno: alto Cuneese, Torinese, Canavese, Biellese, Verbano, Ossola, Valle d'Aosta, Valtellina, Milanese, Comasco, Lecchese, Bergamasco, Genovesato, Trentino, Bolzanino, Bellunese, Udinese, Pordenonese e Trevisano. In serata rovesci e temporali in spostamento anche sul Sondriese, Bresciano, Veronese e coste del Friuli. Sulle restanti regioni Settentrionali clima generalmente asciutto anche se NON sono esclusi deboli piovaschi o rovesci passeggeri. Sole e caldo sul resto della Penisola.

PREVISIONI

17 GIUGNO 2007 ore 8:36

PREVISIONI PER LUNEDI 18 GIUGNO: ROVESCI E TEMPORALI POMERIDIANI SULLE ALPI, PIEMONTE E FRIULI. SOLE E MOLTO CALDO ALTROVE.
A partire da domani le temperature aumenteranno gradualmente su quasi tutta l’Italia, soprattutto al Centro-Sud dove si raggiungeranno già i 35°C. Prosegue invece l’instabilità pomeridiana sulle Alpi, Piemonte e Friuli.


NORD: Mattinata variabile su tutto il Nord-Ovest. Maggiori aperture del cielo sulle pianure centrali piemontesi e lombarde mentre cieli più grigi sulla Liguria e Alpi dove su quest’ultimo settore saranno possibili brevi piovaschi. Nel pomeriggio molta instabilità con rovesci e temporali sul Cuneese, Torinese, Canavese, Biellese, Verbano, Ossola, Valtellina occidentale e Milanese. Rari sul resto della Lombardia e Valle d’Aosta con cieli a tratti nuvolosi. Qualche schiarita sulla Liguria. In serata residui rovesci sull’ovest e alto Piemonte. Parzialmente nuvoloso altrove. Sereno sulla Liguria.
Sul Nord-Est mattinata poco nuvolosa sulle pianure e da variabile a nuvolosa sul Trentino, Prealpi e Friuli con rischio di qualche piovasco. Nel pomeriggio tendenza a rovesci sparsi sull’Alto Adige, Alpi e Friuli, meno sulle coste. Altrove variabilità sparsa ma basso rischio di pioggia. In serata sereno sull’Emilia-Romagna, poco o parzialmente nuvoloso altrove con residui rovesci sul Friuli e Carnia.
Temperature massime comprese tra i 23-25°C. Minime intorno ai 14-19°C. Venti deboli con rinforzi a metà giornata sulla Liguria.
Mari poco mossi.

CENTRO: Giornata soleggiata e CALDA su tutte le regioni. Al mattino e nel pomeriggio probabile qualche addensamenti sulle zone interne della Toscana, Umbria, Marche e nord Appennino.
Temperature massime comprese tra i 26-30°C con punte di 31-32°C sulle zone interne della Sardegna. Minime intorno ai 16-21°C. Venti moderati; deboli sull’Adriatico.
Mari poco mossi.

SUD: Giornata di sole su tutte le regioni con clima MOLTO CALDO e a tratti afoso.
Temperature massime comprese tra i 27-31°C con punte di 32-35°C sulla Sicilia, Puglia e Basilicata. Minime intorno ai 17-23°C. Venti moderati sul basso Tirreno; deboli altrove.
Mari poco mossi, localmente mossi sul Canale di Sicilia e Sardegna.

IN PRIMO PIANO

17 GIUGNO 2007 ore 7:31

LA GRANDINE NELLA STORIA


La storia della grandine è vecchia quanto quella dell’Uomo. Molti infatti sono i riferimenti storici a questo fenomeno meteorologico. Uno tra i più vecchi si trova nel libro dell'Esodo (circa 1250 a.C.) ove la grandine viene descritta come la settima piaga d’Egitto. Tralasciando l’aspetto religioso, dal testo si evince che già all’epoca era chiaro il collegamento tra la grandine e i temporali di forte intensità e la intrinseca natura capricciosa della grandine che, a differenza di siccità e alluvioni, non colpisce le coltivazioni in modo omogeneo.
La grandine non passò inosservata ai grandi pensatori dell’antichità, creando non pochi grattacapi intellettuali anche ad Aristotele che, nel suo libro Meteorologica (circa 350 a.C.) , pur comprendendo che la grandine era fatta di ghiaccio, non riuscì a spiegare come mai grandinasse più spesso nella stagione calda.
Uno dei primi scienziati moderni a studiare la grandine fu Alessandro Volta, l’inventore della pila, che sezionò i chicchi di grandine facendo delle interessanti scoperte, pur non riuscendo a spiegare totalmente quello che era riuscito ad osservare.

COME SI FORMA LA GRANDINE?

Per poter comprendere come si forma la grandine, è necessario conoscere alcuni aspetti della dinamica dei temporali e del comportamento fisico dell’acqua. In particolare è necessario sapere che i temporali sono formati da una corrente ascendente che porta l’aria dagli strati prossimi al suolo verso l’alto. In questo moto, l’aria sollevata verso l’alto si espande (infatti la pressione dell’ambiente esterno diminuisce con l’altezza) e quindi si raffredda, facendo condensare il vapore acqueo in goccioline (vedi figura) .

Nei temporali, la corrente ascendente continua a portare le goccioline d’acqua fino a temperature molto basse (-10/-20°C). Ora, queste goccioline pur raggiungendo queste temperature non congelano, ma restano in uno stato liquido instabile, dove una minima sollecitazione esterna può farle congelare. Questo stato della materia viene chiamato dai fisici "sovrafusione". Quando l’acqua sovraffusa incoccia contro un ostacolo (un fiocco di neve, un’ala d'aereo, etc.) ghiaccia quasi istantaneamente rilasciando una piccola quantità di calore. Molto suggestiva è questa immagine di un fiocco di neve attorniato da goccioline sovraffuse ottenuta all’interno di una nube. Se il fiocco di neve impatta con tante gocce sovraffuse. Allora una volta giunto al suolo avrà un aspetto simile a questo. Se impatta con moltissime gocce sovraffuse, allora la sua forma sarà grossomodo conica (il verso di caduta di questo agglomerato di ghiaccio va dalla punta alla base del cono).

La grandine si forma proprio grazie alle goccioline sovraffuse. Quando un cristallo di ghiaccio (embrione di grandine) entra in strati di aria sovraffusa, portati verso l’alto dalla corrente ascendente del temporale, allora l’embrione crescerà catturando queste goccioline. Se le goccioline sono relativamente poche, gli strati di ghiaccio che si formeranno attorno all’embrione saranno opachi perché il ghiaccio non assumerà una struttura regolare. Quando invece l’embrione di grandine incontrerà strati con molta acqua sovraffusa, allora lo strato di ghiaccio che si formerà attorno all’embrione sarà trasparente. Questo perché il calore rilasciato dalle goccioline sovraffuse che gelano sarà sufficiente a mantenere la temperatura dell’embrione vicina allo 0°C, facilitando la formazione di cristalli di ghiaccio regolari (come quelli dei cubetti nei nostri freezer). Provate a individuare gli strati che si sono formati rispettivamente in presenza di poca e molta acqua sovraffusa in questo chicco di grandine.

ESISTONO DIFESE CONTRO LA GRANDINE?

Molti metodi sono stati proposti per cercare di ridurre la formazione della grandine. Purtroppo, allo stato attuale delle conoscenze, non si è però in grado di dire se essi funzionino o no. Quello che è certo è che, in ogni caso, non riescono a prevenire totalmente la formazione della grandine. Gran parte dei metodi di prevenzione della grandine fino ad oggi proposti si possono distinguere in metodi meccanici e in metodi chimico-fisici.
I metodi meccanici sono quelli che fanno uso di sostanze esplosive (missili o cannoni al suolo) e si basano sull’effetto meccanico che l’esplosione potrebbe provocare sui chicchi. Ora, i razzi esplosivi attualmente prodotti raggiungono altezze di ca. 2000 m, quindi ben inferiori alle zone ove la grandine si forma. Anche ammettendo che le esplosioni potessero fare qualcosa ai chicchi di grandine, sarebbero queste esplosioni abbastanza forti ed estese da proteggere un’area sufficientemente grande per essere economicamente convenienti? Purtroppo, al momento, nessuno ha ancora dato una risposta a questa domanda.
I metodi chimico-fisici si differenziano a loro volta in metodi Glaciogeni e metodi Igroscopici.

I metodi glaciogeni si basano sul principio della competizione benefica. L’idea alla base è quella di immettere nella nube delle sostanze che facilitino il congelamento dell’acqua (ad esempio lo ioduro d’argento) e quindi che aumentino il numero degli embrioni di grandine. In altre parole, con queste sostanze si cerca di formare tanti chicchi di grandine, ma di più piccole dimensioni, al posto di pochi chicchi grossi. Questi chicchi piccoli potrebbero sciogliersi prima di raggiungere il suolo o comunque produrre poco danno. Queste sostanze possono essere disperse in atmosfera o mediante bruciatori al suolo, o mediante bruciatori posti su aerei o con missili che raggiungono gli 8000 m di altezza. Il principio della competizione benefica funziona in laboratorio, ma è molto difficile da provare sperimentalmente sul campo; infatti i meccanismi che avvengono all’interno delle nubi possono creare non pochi problemi alla dispersione delle sostanze attive. Inoltre queste sostanze devono agire secondo delle tempistiche precise, che sono molto difficili da individuare e prevedere.
I metodi igroscopici si basano sull’utilizzo di sostanze che facilitano la formazione di grosse gocce all’interno delle nubi (essenzialmente sali di calcio e sodio). Rilasciando queste sostanze all’interno delle nubi si vuole favorire la formazione di gocce di pioggia, togliendo la possibilità all’acqua di diventare goccioline sovraffuse e quindi entrare nel processo di formazione della grandine. In generale queste sostanze vengono rilasciate in atmosfera tramite aerei. Uno dei problemi di queste sostanze è che devono essere immesse nelle nubi in momenti e posizioni opportune. Inoltre, richiedendo l’uso di aerei che volino a vista, difficilmente potrebbero essere utilizzate di notte.

Queste sostanze sono state sperimentate in Sudafrica nel tentativo di aumentare la quantità di pioggia prodotta dai temporali ed hanno dato risultati positivi. Anche esperimenti analoghi ripetuti in Messico da gruppi di lavoro statunitensi hanno riportato analoghi risultati positivi. Ora, però, anche se si riesce a far piovere di più, non è detto che si possa nello stesso modo far grandinare di meno.
Il generale, uno dei problemi principali trattando della grandine è quello della sua grande variabilità. Per poter cercare di prevenire la grandine, è necessario prima comprenderla. Al momento questo non è stato fatto appieno, ma possiamo per certo dire che in linea di principio è possibile, anche se saranno necessari lunghi anni e l’utilizzo di strumenti ad hoc, come la rete di rilevamento della grandine, realizzata dall’ERSA e ora gestita dall’Osservatori Meteorologico dell’ARPA-FVG. Questa rete, che si basa sul contributo di quasi 400 volontari, non solo consente di sapere dove e quando è grandinato, ma di conoscere anche l’aspetto della grandine.

ALCUNI FILMANTI SULLA GRANDINE IN ITALIA: fonte YouTube
Grandine a Milano il 13-08-06

Grandine a roma il 17/04/2007

Grandinata del 14 Agosto 2005 a Verona
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