domenica, novembre 05, 2006

Previsioni

5 NOVEMBRE ore 18:46

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In Primo Piano

5 NOVEMBRE ore 18:45

Atacama: il deserto più arido della Terra
Si trova nella costa settentrionale del Cile, attraversarlo incute persin paura.

Percorriamo la Pan American Highway nel deserto di Atacama: di verde non c'è traccia. La roccia è cotta dal sole, si scorgono solo grosse dune mobili. Dal Pacifico alle Ande occorrono circa 100 km in larghezza, mentre la lingua arida si estende in lunghezza per quasi 1000 km.E' un luogo climaticamente sfortunato ma non è un deserto rovente. In media la temperatura estiva si aggira sui 18°C anche se durante il giorno si possono raggiungere punte estreme di oltre 40°C che si dimenticano rapidamente quando cala la notte e ti ritrovi al freddo dei 10°C. Al tramonto senti le pietre che si spaccano proprio in virtù di questi sbalzi termici impressionanti. La cosa incredibile è che in questa zona così arida dove non piove praticamente mai, possa scorrervi anche un fiume che però spesso è quasi invisibile ai turisti.In media si registrano piogge solo 4-5 volte ogni cento anni e quando accade i fenomeni possono presentarsi di straordinaria intensità.Nonostante questo però il cielo non rimane sereno sempre, anzi per molti giorni all'anno arriva la nebbia dal Pacifico. Come mai? Il merito è della corrente di Humboldt che soffia dall'Antartide in direzione nord, scorrono sopra la superficie dsertica calda ed il gioco è fatto. La nebbia generalmente rimane confinata alle coste senza raggiungere le zone più interne.Le Ande costituiscono una barriera insormontabile per l'aria umida che giunge dal Rio delle Amazzoni e le precipitazioni infatti, si concentrano per effetto "stau" sul lato est delle catena montuosa con buona pace della zona di Atacama.L'aria particolarmente secca e la scarsa presenza umana hanno conservato per secoli impronte lasciate dal passaggio di carri o incisioni nella roccia.
A cura di www.meteolive.it

In Primo Piano

5 NOVEMBRE ore 18:39

PIOGGE e TERREMOTI
I risultati di ricerche condotte da scienziati bavaresi, confermano un legame tra le abbondanti piogge e alcuni violenti terremoti

Recenti studi, condotti da Toni Kraft. ricercatore presso l'Università Ludwig-Maximilians di Monaco di Baviera rivelano una concreta connessione tra alcuni eventi sismici e i flussi idrici presenti nel sottosuolo.Nel corso della ricerca realizzata dagli scienziati, sono stati rilevati diversi microterremoti in prossimità del massiccio montuoso Staufen della Baviera, sulla Germania sud-orientale. Sulla zona si sperimentano annualmente oltre mille terremoti di lieve entità, ma l'attività sismica sembra concentrarsi nei mesi estivi, in occasione dei periodi più piovosi dell'anno. Le forti precipitazioni portano gli accumuli idrici ad inabissarsi nelle cavità del sottosuolo, alimentando i fiumi e i bacini idrici sotterranei. La pressione dell'acqua, esercita notevoli sollecitazioni agli strati di roccia presenti nel sottosuolo, creando piccole scosse sismiche, rilevabili solo dalle strumentazioni. Tali scosse potrebbero effettivamente risultare ben più violente se l'acqua trovasse la via per filtrare verso profondità maggiori, la quale sottoposta a temperature elevate, si trasformerebbe in una vera e propria carica esplosiva.In seguito ai risultati delle ricerche degli scienziati bavaresi, sono state osservati notevoli aumenti della sismicità della zona in occasione delle abbondanti precipitazioni registrate tra marzo e agosto. Da una media di uno o due eventi, si è passati a circa 40 microterremoti al giorno.Chiaramente si tratta di fenomeni di debole entità, limitati alle zone superficiali della crosta terrestre, ma che potrebbero, in determinate zone del Pianeta e in determinati frangenti, trasformarsi in pericolosi detonatori, capaci di scatenare pericolosi terremoti latenti, specie se le zolle presenti nella crosta sottostante, si trovassero vicine al "punto di rottura".Uno dei casi più curiosi è avvenuto in 1967 sull' India occidentale, in cui la pressione esercitata dal bacino idrico dalla diga di Koyna, completata nel 1962, si pensa possa aver innescato un violentissimo terremoto, pari al 7° di magnitudo, responsabile della morte di centinaia di persone. L'enorme peso del liquido e le infiltrazioni idriche nel sottosuolo avrebbero aggravato la situazione gia critica nella zona, con alcuni strati della crosta sottostante, vicine al punto di rottura, che dopo essere stati sottoposti ad improvvise elevate pressioni e a microterremoti, avrebbero ceduto di schianto scatenando il forte sisma.Purtroppo al momento siamo lontani dal aver capito con chiarezza la dinamica tali fenomeni e certamente la stragrande maggioranza dei terremoti è attualmente imprevedibile. Vi sono notevoli differenze tra zona e zona, nella struttura e nella permeabilità del sottosuolo, con risposte e tempistiche differenti. In uno strato roccioso poco permeabile l'acqua impiegherebbe molto tempo a raggiungere gli strati profondi e i bacini idrici sotterranei, creando non pochi problemi nel determinare con certezza la giusta causa-effetto.
A cura di www.meteolive.it

In Primo Piano

5 NOVEMBRE ore 18:38

Come trascorse il famoso autunno inverno 78-79? La beffa nevosa su Roma, Valpadana sovente imbiancata
Un inverno che sotto molti aspetti si rilevò interessante, per il Nord come per il Sud, specialmente all'inizio di gennaio.

L'autunno del 1978 fu caratterizzato nella prima fase da precipitazioni abbondanti fino a circa la metà di ottobre. Seguì poi un lungo periodo anticiclonico di matrice atlantica che portò bel tempo e nebbie sulla Pianura Padana e in molte vallate appenniniche. Le escursioni termiche furono rilevanti in molte località e già a metà novembre si iniziò a parlare di siccità.Un cambiamento sostanziale del tempo fu generato da una perturbazione atlantica che domenica 26 novembre interessò il Centro-Nord aprendo la strada ad un inverno dove il flusso zonale si alternò con violente irruzioni fredde sia da Nord-Est che da Est.I fatti più importanti furono alcune nevicate sulle pianure emiliane, in particolare su Bologna che fu paralizzata da una pesante nevicata già alla fine di novembre. Altre nevicate si ebbero anche sulle pianure del Veneto e in molte altre zone della pianura padana intorno all'8 dicembre con una configurazione barica non troppo dissimile da quella del Burian 1996, cioè con un apporto di masse di aria fredda da Est. Le temperature non raggiunsero comunque valori eccezionali né gli apporti nevosi sulle Alpi furono particolarmente abbondanti. Il Centro-Sud non ebbe particolari episodi freddi durante quel mese di dicembre perché le depressioni sul Mar Ligure convogliavano venti di Libeccio fino all'Appennino settentrionale.La seconda metà di dicembre fu al contrario piuttosto mite, con dominio atlantico che si trasformò in flusso zonale stile inverno 2000-2001 nei giorni compresi fra Natale e Capodanno. Su molte zone delle Alpi Orientali la pioggia cadeva in quei giorni fino ad oltre 1500 metri mentre a Roma e nel resto del Centro-Sud le temperature massime oscillavano fra i 15 e i 20°. Gli ultimi giorni del dicembre 1978 furono caratterizzati da temperature rigidissime sull'Europa Orientale con punte inferiori a -30 ( secondo i telegiornali di allora -40 )che si registrarono a Mosca. Il 31 dicembre 1978 una estesa area depressionaria con minimo di 986 hPa sulla Francia convogliava sul suo bordo settentrionale aria gelida da Est su Germania settentrionale, Danimarca, Olanda, Inghilterra con bufere di neve favorite sia dal contrasto termico che dalla curvatura ciclonica. La depressione al suolo riusciva a penetrare ad Est scalzando verso Nord un promontorio dell'Anticiclone Russo-Siberiano e isolando una cella di alta sulla Svezia. Il 1° gennaio 1979 il minimo del nucleo depressionario si stava dirigendo verso l'Ucraina mentre l'Italia, che fino a questo momento era lambita da miti correnti da Sud-Ovest veniva improvvisamente spazzata da venti gelidi seguendo uno stretto corridoio fra le Repubbliche Baltiche ( allora facenti parte dell'Unione Sovietica ) e il Mar Ligure. Sull'Italia centro-meridionale le correnti deviavano verso Sud-Est. Il corridoio era stretto, la depressione continuava a spostarsi verso Est e la Genoa-low non si è formata. Il pomeriggio del 1° gennaio Triveneto ed Emilia Romagna venivano battute da raffiche di vento da Nord-Est non ancora gelido. La temperatura crollava in serata e una bufera di neve interessava quasi tutta l'Emilia Romagna e, solo marginalmente, altre zone della Pianura Padana. Il sistema depressionario avrebbe poi formato un minimo secondario sulle regioni meridionali con nevicate in pianura sulla Puglia e su tutti i rilievi del Sud. Il 3 gennaio Messina e Reggio Calabria sono leggermente imbiancate. Il versante tirrenico è invece spazzato da gelide correnti di tramontana. Questi sono i ricordi personali di quei giorni: "La mattina del 2 gennaio 1979 fu forse la mattina più fredda che io ricordi: in Trentino il vento si è un po' attenuato rispetto al giorno prima ma soffia a raffiche, il termometro è crollato a valori intorno a -15/-20 nelle vallate dolomitiche. Sui campi da sci l'aria gelida sega letteralmente le orecchie dei pochi turisti coraggiosi, quasi incoscienti che hanno deciso di andare a sciare. Proprio quel giorno dovevo partire per Roma e verso le 13 attendevo alla stazione di Ora, poco a Sud di Bolzano, l'espresso ( oggi promosso ad Eurostar ) Monaco-Roma. Soffiava un vento gelido da Nord-Nord-Est, secondo l'orientamento della Val d'Adige, il cielo è sereno e manca completamente o è poco percettibile l'effetto favonico. Il treno da Monaco arriva puntuale. I carrelli e la parte inferiore delle carrozze sono completamente impregnati di neve ghiacciata caduta sulle pianure bavaresi e Valle dell'Inn in Austria. Il treno prosegue la sua corsa verso il Sud sotto un cielo sereno!L'Adige è parzialmente ghiacciato in molti punti. A Verona prime tracce di neve ( pochissima ) pallido sole e cielo ancora sereno. La sosta alla stazione di Porta Nuova dura una ventina di minuti come sempre. Il treno riparte e poco a Sud di Verona la neve al suolo aumenta fino ad una decina di centimetri e il cielo rimane sereno o poco nuvoloso. Fra il Po e Bologna una tormenta di scaccianeve rende il paesaggio veramente nordico anche se la neve non è abbondantissima. Bologna ha il solito aspetto invernale degli anni'70. Il treno prosegue il viaggio attraversando l'Appennino : la neve c'è fino a poco prima di Prato ma è già notte. A Firenze non c'è neve ma il freddo è pungente. Fra Firenze e Roma il viaggio prosegue fra le campagne spazzate da una tramontana gelida. Arriviamo a Roma verso le 9 di sera. Anche qui la temperatura è sotto zero nonostante il vento, l'effetto windchill è notevole."3 gennaio 1979 è un'altra giornata gelida, la neve cade su molte località del Sud, in particolare Calabria e Sicilia. Nevica anche a Messina e Reggio. A Roma Urbe la minima è di -7 e sicuramente altrettanto in tutti quartieri periferici. La "calda" stazione del Collegio Romano segna -4.6 ( ringrazio il forumista romano che mi ha fornito questo dato).La tramontana non si placa e la massima è intorno a +2°C, valore eccezionale per Roma. Il cielo è naturalmente sereno per tutto il giorno ma già la sera qualcosa sta cambiando nello scenario meteorologico. 4 gennaio 1979 al mattino il cielo è coperto, la temperatura è circa 0° decido di non andare a scuola. Aspetto la neve ma rimango deluso: a Via del Casaletto inizia a piovere e la temperatura cresce rapidamente fino a 5°; quel giorno cadde qualche fiocco di neve a Monte Mario e altri quartieri Nord. Nevicò in Versilia, a Firenze e in quasi tutto il Nord. A Milano alle 13 cadeva una neve farinosa con -5°C.Guardando le carte al suolo si nota infatti che il 4 gennaio un nuovo nucleo depressionario con minimo sul Golfo di Guascogna convogliò correnti meridionali sull'Italia. Lo scorrimento di correnti calde sul cuscinetto freddo generò nubi stratificate su tutto il Centro-Nord. Il cuscinetto freddo resistette per qualche ora su quasi tutta la Toscana e Lazio interno consentendo le nevicate ma Roma venne risparmiata anche in questa occasione. A Firenze si ebbe un accumulo di 4 cm. Accumuli modesti si riscontrarono quel giorno anche sulla Pianura Padana a causa delle temperature al suolo molto rigide ma le nevicate al nord continuarono anche i giorni successivi.
A cura di www.meteolive.it

Previsioni

5 NOVEMBRE ore 19:26

Attese piogge deboli sul basso Tirreno, nord Calabria e coste pugliesi

Nelle prossime ore sono attese alcune piogge deboli o al più moderate sulla costa del basso Lazio,
Campania, Calabria e Puglia (specie Brindisino e Barese). Qualche fenomeno potrebbe anche arrivare anche sulle zone più interne ma solo a tratti e a macchia di leopardo. Fino a tarda serata qualche goccia di pioggia sarà ancora attesa sull'Appennino Umbro e Toscana ma in via di esaurimento. Altrove cieli sereni o poco nuvolosi.


Webcam-Clic

5 NOVEMBRE ore 12:09

La prima NEVE di stagione sull'Austria...
Il tutto è iniziato giovedì 2 con la prima neve prima a quote medie e successivamente in calo fin verso i 500 metri o addirittura a quote più basse nei rovesci più intensi. Al momento la quota neve è destinata ad aumentare per l'esaurimento dell'aria fredda in quota e pertando oggi i fiocchi bianchi gli trovereremo solo oltre i 700-1000 metri. Gli accumuli sono stati molto buoni con punte di 20-30 cm su alcune zone più orientali oltre i 1200 metri. Per osservare lo splendore della neve consultate il sito: www.bergfex.at .Troverete oltre 100 webcam piazzate su tutta la regione.


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5 NOVEMBRE ore 11:34

Torna il Bel tempo su tutta l'Italia ma... a partire dal 10 Novembre una nuova discesa di aria fredda farà visita nuovamente il settore Adriatico con crollo termico!

Ancora freddo questa mattina sul Nord Italia con temperatuture sotto Zero su mole località. Per quel che riguarda il tempo troviamo estesa nuvolosità sul Triveneto (specie zone pianeggianiti), Appennino centrale, Liguria orientale, Toscana, Umbria e Lazio ma senza fenomeni. Più soleggiato su Piemonte, Valle d'Aosta e restanti regioni italiane. Nel corso della giornata il tempo sul Tirreno tenderà a peggiorare lievemente proponendo qualche piovasco a ridosso dei rilievi roscani e laziali. Nuvolosità in estensione anche verso la Campania e la Calabria. Difficilmente potranno manifestarsi sulle zone costiere ma non è escluso comunque!. Qualche fiocco di neve farà visita ancora i confini tra Trentino e Austria. Temperature in lieve aumento per quel che riguarda i valori massimi, mentre generalmente stazionarie le minime. Domani sole su tutta la Penisola. Foschie e locali banchi di nebbie nelle pianure del Nord e del Centro con qualche gelata. In seguito poche novità, con calotta anticiclonica stazionaria su tutta l'Europa centrale. Sulla nostra Penisola le temperature tenderanno ad aumentare in maniera più marcata in quota mentre al suolo guadagneranno in maniera più lentamente. Foschie e nebbie faranno nuovamente visita il Nord e il Centro con locali gelate nella notte. Per una nuova dinamicità del tempo bisognerà aspettare il 10 Novembre quando una nuova ondata fredda dall'est tenderà a scivolare verso l'Adriatico con precipitazioni nevose anche a quote basse. Sarà seguita da una nuova pausa ma dal 15 una terza depressione fredda (più intensa delle precedenti) interesserà tutto il Centro-Sud con deciso crollo termico, piogge e neve a quote molto molto basse. Soltanto il Nord-Ovest rimarrà all'asciutto. Ricordo che questo piccolo "pezzo" d'Italia sta soffrendo decisamente per le piogge che da più di 1 mese non vede. Anche queste due discese fredde (al momento) non comporteranno oltre ad un calo termico a nessun fenomeno. Solo tanto sole e cieli sereni. Per queste regioni dobbiamo solo pazientare ancora un bel pò. Soltanto dopo il 20 Novembre si notato alcune perturbazioni in arrivo da ovest. Staremo a vedere. Seguite gli aggiornamenti...
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